giovedì 5 agosto 2010

ERIC HEBBORN: QUEL GENIO DI UN FALSARIO!


di Donatella Lavizzari
pubblicato su Est Area Magazine
http://www.estarea.it/

Nato nel sobborgo londinese di South Kensington nel 1934 e morto in circostanze misteriose a Roma nel 1996, Eric Hebborn è l’autore di straordinarie opere di disegno, pittura e scultura che sono state esposte in molte personali in Italia, Gran Bretagna, Danimarca e Stati Uniti.



Diplomato alla Royal Academy di Londra, vinse nel 1959 una borsa di studio che gli permise di frequentare la British Academy di Roma. Tornato in Gran Bretagna nel 1962, insegnò disegno all’Università e dopo quattro anni si stabilì definitivamente in Italia, nel quartiere di Trastevere a Roma e nella sua villa-studio ad Anticoli Corrado, il “paese delle modelle” tanto amato da pittori e scultori.



Profondo studioso e conoscitore dei maggiori artisti del nostro Rinascimento, Hebborn raggiunse notorietà e fama internazionale soprattutto per la sua straordinaria abilità nel disegnare alla maniera e nello stile dei sommi artisti del passato.



“Ho scritto un manuale pratico per soddisfare molte persone desiderose di apprendere un’arte che, a quanto pare, suscita un notevole interesse: quella di falsificare dipinti e disegni. Non passa settimana senza che mi giunga una lettera o una telefonata di qualcuno che chiede consigli su come creare “nuove opere antiche” ed è naturale che non posso rispondere a tutti personalmente. Se queste pagine soddisfano le richieste di quegli appassionati, potrò dire di avere raggiunto il mio scopo”.

Così Hebborn indicava una delle ragioni del suo “Manuale del Falsario”, pubblicato nel 1995, in cui insegnava come rendere “buone” le “nuove opere antiche”, spiegando dettagliatamente come invecchiare carta e tela, come imitare firme, iscrizioni, marchi e filigrane, come fabbricare inchiostri e colori identici a quelli usati dagli antichi maestri.

“L’arte del falso – scriveva Hebborn con spiritosa arguzia – è un’arte ‘da cucina’: uova per la tempera, latte come fissativo, mollica di pane come gomma da cancellare, patate per rimuovere macchie di grasso ed olio d’oliva per crearne di nuove”.

Nel corso dei secoli ci sono sempre stati artigiani e artisti che imitavano lo stile dei maestri del passato, segnando una incerta linea di confine tra imitatori dichiarati e falsari veri propri.

Lo stesso Picasso affermava: “Se un falso fosse davvero buono, ne sarei felice; prenderei subito la penna per firmarlo”.

Eric affermava di aver imbrogliato storici d’arte, galleristi, direttori di museo e collezionisti.

Molte delle sue opere (più di mille tra quadri a olio e disegni) sarebbero esposte sia in collezioni private che al British Museum di Londra, al Metropolitan Museum di New York, alla National Gallery di Ottawa e al Museo Reale di Copenaghen: falsi Piranesi, Corot, Turner, Tiepolo, Pontormo, Mantegna, Bruegel, Rubens, Van Dyck, Watteau, Gainsborough e Parmigianino.

L’intenzione di questo accattivante “re dei falsari” era quella di voler "far capire quanto sono ignoranti coloro che si occupano di arte e si permettono perfino il lusso, sapendo ben poco, di dare dei giudizi. Un tempo a giudicare erano gli artisti: oggi, invece, gente a cui spesso manca perfino la grammatica".

“Chi ha veramente lucrato con le mie opere sono stati i mercanti d'arte e per questo non accetto di essere considerato un criminale. Se Christie, Sotheby, Colnaghi e le altre importanti case d'aste che hanno trattato le mie opere pensano davvero che io sia un malfattore, perché non formulano delle accuse esplicite? La prima risposta che mi viene in mente è che non vogliono agitare le acque”.

Questo era il pensiero di Hebborn, che si vantava di aver "trattato sempre e soltanto con gli esperti”, perché sarebbe stato disonesto ingannare un privato incompetente:”Io non ho mai detto "questa è un'opera di", sono stati sempre i critici a fare delle attribuzioni".

È legittimo chiedersi, allora, se i falsi realizzati dal genio di Eric Hebborn siano stati tutti individuati o siano ancora ammirati in qualche sontuosa sala museale.

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