martedì 31 agosto 2010

AMARE ......

Amare una persona è…

Averla senza possederla.
Dare il meglio di sé
senza pensare di ricevere.
Voler stare spesso con lei,
ma senza essere mossi dal bisogno
di alleviare la propria solitudine.
Temere di perderla,
ma senza essere gelosi.
Aver bisogno di lei,
ma senza dipendere.
Aiutarla, ma senza aspettarsi gratitudine.
Essere legati a lei,
pur essendo liberi.
Essere un tutt’uno con lei,
pur essendo se stessi.
Ma per riuscire in tutto ciò,
la cosa più importante da fare è…
accettarla così com’è,
senza pretendere che sia come si vorrebbe.

Omar Falworth  “L’arte di amare a farsi amare”

ANGELI

Del tutto ignari della nostra esistenza



voi navigate nei cieli aperti dei nostri limiti,


e delle nostre squallide ferite


voi fate un balsamo per le labbra di Dio.


Non vi è da parte nostra conoscenza degli angeli,


né gli angeli conosceranno mai il nostro martirio,


ma c’è una linea di infelicità come di un uragano


che separa noi dalla vostra siepe.


Voi entrate nell’uragano dell’universo


come coloro che si gettano nell’inferno


e trovano il tremolo sospiro


di chi sta per morire


e di chi sta per nascere.

Alda Merini, da “La carne degli angeli"

LE PORTE INTERIORI

Puoi fare di questo giorno tutto ciò che desideri. Nel momento esatto in cui ti svegli al mattino, puoi decidere che tipo di giornata sarà per te. Può essere la giornata più splendida ed ispirante che si possa immaginare, ma dipende tutto da te. Sei libero di scegliere.
Perchè allora non cominciare col ringraziare, allo scopo di aprire il tuo cuore?
Più sei riconoscente, più sei aperto a tutti i meravigliosi eventi che questo giorno porta con sè.
Amore, lode e gratitudine spalancano le porte e permettono alla luce di fluire e rivelare ciò che di meglio vi è nella vita.

“Le porte interiori” Eileen Caddy

A SALIRE C'E' PIU' SPERANZA

La regola secondo me è: quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. È più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco. A salire c’è più speranza. È difficile, è un altro modo di vedere le cose, è una sfida, ti tiene all’erta.


Tiziano Terzani, da “La fine è il mio inizio“

500 Precetti per una Vita Felice

1. La difficolta’ non sta nel riflettere, ma nell’avere l’intenzione di riflettere. Inizia con l’accogliere sempre le occasioni che ti si offrono. Accettare volontariamente di riflettere conferisce l’abitudine di riflettere spontaneamente.

2. Non esiste ne’ passato ne’ futuro. Quello che fai, lo fai sempre qui e ora. L’istante e’ il solo luogo dell’esperienza in cui la vita possa essere afferrata, provata, sentita. Il passato e il futuro appartengono al regno della fantasia e sono inconsistenti come i vapori della nebbia. Impara ad agire a partire dall’istante se vuoi cambiare la tua vita.

3. L’istante non ha limiti. Se riuscissimo a viverlo nella sua pienezza sapremmo cos’e’ l’eternita’: perche’ il presente e’ eterno.

4. La parte piu’ profonda dell’anima e’ quella che ti da’ il potere di essere, nel bel mezzo della folla, a chilometri di distanza con lo spirito. Possiede la piu’ nobile e la piu’ rara delle liberta’.

5. Puoi usare l’istante come una porta per spostarti nel tempo. Tutto e’ possibile. Ritrovarsi all’eta’ di cinque anni, in una camera da bambini, o in un cortile di scuola, non e’ unafantasticheria vaga e nostalgica. Sei davvero in quella cameretta, in quella scuola, nel Presente cioe’ di quel periodo. E’ il segreto dell’Istante, la chiave d’oro che apre ogni porta: tutto accade nello stesso momento. Siamo davvero “laggiu’”, e “laggiu’” e’ “qui” .

6. I tibetani rappresentano l’Istante come un vuoto vorticante, al centro della ruota della vitae della morte. E’ il perno della ruota. Questo modo di essere non scompare mai. E’ la permanenza, il fondamento, e tuttavia si muove incessantemente, senza che per questo venga mai meno la sua immobilita’ irraggiante.

7. Veniamo da “qui”, e questo “qui” non si e’ mai mosso.

8. Dove saremo tra un milione di anni ? Tra un milione di anni, ogni cosa sara’ cambiata. Tutta la storia passa e ripassa dallo stesso punto, che e’ l’istante. Ritorniamo sempre, non nel “prima” o nel “poi”, ma nell’Istante che e’ il misterioso territorio centrale dell’Essere.

9. Impara ad afferrare l’istante. Non nasconderti, non fuggire nella fantasmagoria del passato o del futuro. Chiama a raccolta il tuo spirito, la’ dove sei, con un’acuta consapevolezza dell’istante. Esso e’ la’ dove siamo noi . Non c’e’ altro luogo che questo.

10. Liberati dal passato e dal futuro, ma sta’ attento all’istante che passa. Solo l’istante e’ reale. Tutto il resto e’ fantasmagoria.

11. Quanti anni hai sprecato, rifugiandoti in inutili fantasticherie ? La felicita’ non aspetta, ma si da’ qui e ora.

12. Sii felice ora. Non c’e’ altra occasione per amare. 13. Ti lamenti dell’incomprensione degli altri, della solitudine e della mancanza di amore. Ma non pensare che domani andra’ meglio. “Domani” e’ solo un modo di vedere dello spirito e non ha piu’ realta’ di un sogno. Impara ad afferrare l’istante. Tutte le risposte ti sono date in ogni istante che viene. Non accontentarti di restare sulla riva a osservare l’acqua che scorre: immergiti nel fiume.

14. Per afferrare l’istante che passa e’ sufficiente che tu apra il cuore.

15. Non pensare di poter godere domani di circostanze favorevoli, che ti cambieranno la vita. Il domani non va mai in soccorso di chi soffre. Non c’e’ altra realta’ che l’adesso

16. Tutto comincia oggi.

17. Non aspettare domani. Approfitta dell’istante per regolare i conti in sospeso con gli altri. Non fissarti sui tuoi sogni e sulle tue delusioni. Impara a dare nell’istante, senza aspettare.

18. L’amore esige una risposta in ogni istante.

19. Se vuoi distruggere la tua paura del tempo e della morte immagina la vita come un cerchio senza inizio ne’ fine. Considera l’istante presente come il punto che indica l’inizio e la fine nello stesso tempo.

20. Il guerriero spirituale non lascia mai l’istante presente. Per lui, l’istante presente resta eterno. E’ lo stato originario del mondo. Il suo splendore, la sua fonte.

21. Vivere l’istante presente richiede una grande attenzione alle cose piu’ semplici. Sii disponibile, libero dai pregiudizi e dalle opinioni comuni. Ritrova l’innocenza dello sguardo euna volonta’ di diamante nel cuore. Allora l’istante non passera’ piu’, ti proteggera’ nella sua luce.

22. La semplicita’ e’ la chiave del presente. Da’ accesso a ricchezze meravigliose.

23. Vivere in accordo con la vita non vuol solo dire seguire precetti e comandamenti rigidi, che soffocano il cuore e incatenano a forza le passioni. E’ un errato modo di vedere la disciplina spirituale. Impara ad ascoltare i fruscii dell’aria, i battiti del secondo che passa. Torna a essere il bambino stupito dalla vita, e la vita ti colmera’ dei suoi doni.

24. Quando ci esercitiamo a restare seduti, immobili, attenti a noi stessi ci riconciliamo con l’istante presente. E’ allora che siamo in grado di agire su di noi e aiutare gli altri.

25. La pratica della meditazione da seduti ferma i movimenti disordinati del mondo. Permette di fare una profonda esperienza dell’istante.

26. Un’esperienza vissuta, forte, intensa non appartiene al passato. E’ con te in ogni istante. Non lasciare l’istante.

27. Tutto si compie qui e ora. Pensa all’istante come a un gioiello puro, a partire dal quale tutto comincia. Non c’e’ altro luogo che l’istante. Nell ‘esperienza dell’istante siamo realmente “laggiu’”, e “laggiu’” e’ sempre “= qui”.

28. Quello che crediamo realta’ non e’, nell’universo, neppure stabile. Ogni secondo che passa, il mondo non e’ piu’ lo stesso. Turbini, emozioni, cellule, atomi, molecole…. Tutto si muove, tutto cambia.

29. Non c’e’ opposizione fra giorno e notte, fra passato e futuro. Il sole e la luna brillano nello stesso momento.

30. Non rimandare a domani quello che puoi vivere oggi. L’istante passato, che non hai saputo trattenere, e’ un istante perduto.

31. Anche le cose che non si vedono hanno una loro luce. 32. Si parla dei potenti del mondo: lo siamo tutti. I tesori dell’universo ci appartengono e possiamo offrirli in dono agli altri.

33. Se, discutendo animatamente, sei trascinato dalle parole la loro violenza soffoca tutto e non senti il torrente che scava da vicino il cuore della pietra. L’essenziale si trova all’interno. Serviti soprattutto dei tuoi occhi per guardare dentro te. Accostati all’arte di lasciar passare quello che passa e di ritrovare in te stesso, nella fuga rapida delle cose, il solo punto fisso.
34. Perdersi non vuol dire fuggire da se stessi, separarsi da se stessi, ma essere incatenati a se’, come un condannato ai lavori forzati, e insieme ritrovarsi in un confronto continuo.

35. Tutto quello che passa non esiste piu’ e diventa ricordo. Tutto quello che deve accadere non esiste ancora. Il solo spazio reale in cui puoi fare esperienza della vita si chiama presente: non ci sono altre realta’.

36. Medita su questa immagine, che permette di afferrare il segreto dell’Istante: “Io sono il ponte e – meraviglia ! – non e’ il fiume che scorre, ma il ponte che procede sul torrente !”. Il ponte e’ l’istante, a partire dal quale fai esperienza del mondo. L’istante non passa. Si sposta. Appartiene al flusso eterno.

37. Vedere le proprie tenebre significa possedere una luce intensa.

38. Non si costruisce l’avvenire sognando il futuro, ma concentrando il desiderio e la volonta’ sull’istante presente. Non c’e’ altra via. L’istante presente e’ la fonte di tutte le cose, il cuore del mondo.

39. Lo stress e la stanchezza hanno origine nel tuo spirito che vagabonda e si affatica tra i giochi dell’immaginazione. Il pensiero si orienta sempre verso il rimpianto del passato, o verso le immagini di un futuro ideale. Sono fantasmagorie che portano solamente sofferenza e solitudine perche’ si svolgono in dimensioni inesistenti. Solo il presente e’ reale, e’ la tua forza vitale: a partire da esso puoi iniziare, costruire e realizzare la tua vita.

40. Impara a vivere l’istante presente con il tuo corpo e i tuoi desideri.

41. Quando incontri qualcuno non accontentarti di vivere istanti superficia li. Se lo ami prova quello che lui sente nella sua interiorita’. Impara a viaggiare nei suoi sogni e nei suoi desideri. Non confondere l’istante presente con gli istanti quotidiani che la gente crede di poter misurare con l’orologio.

42. E’ cosi’ che il presente rivela la sua profondita’: abbandonando il mondo della superficie. Poi, supera i tuoi desideri, cerca l’unione, che e’ il vuoto benedetto in cui si compie l’incontro.
43. Cambia il tuo modo di sentire e vedrai che l’istante presente e’ infinito.

44. Pensa all’istante come alla tua unica sicurezza. Impara a scoprirne le ricchezze, le potenzialita’: contiene tutto. E’ dall’istante che nascono il passato e il futuro. E’ il cuore del tuo cuore.

45. Quando l’azione e’ condotta a partire dall’istante presente essa conserva una visione lucida del proprio fine, del proprio obiettivo. Raggiunge il bersaglio, come la freccia scagliata con uno sguardo fermo. Chi vive l’istante presente non conosce fallimento.

500 Precetti per una Vita Felice, Dugpa Rimpoce

I CINQUE ACCORDI

I. Sii impeccabile con la parola. Parla con integrità. Dì solo quello che intendi dire. Evita di usare la parola per parlare contro te stesso e per sparlare degli altri. Usa il potere della parola in direzione della verita’ e dell’amore.

II. Non prendere nulla in modo personale. Niente di cio’ che fanno gli altri é a causa tua. Ciò che gli altri dicono e fanno e’ una protezione della loro realtà, del loro sogno. Se sei immune alle opinioni e alle azioni degli altri, non sarai vittima di un’infinita sofferenza.

III. Non supporre nulla. Trova il coraggio di fare domande e di esprimere ciò che vuoi realmente. Comunica con gli altri con la maggiore chiarezza possibile, per evitare fraintendimenti, amarezze, drammi. E’ sufficiente questo accordo per trasformare completamente la tua vita.

IV. Fai sempre del tuo meglio. Il tuo meglio cambia di momento in momento, é diverso se sei malato o se sei in salute. In qualunque circostanza, fai semplicemente del tuo meglio ed eviterai i giudizi su te stesso, l’abuso di te stesso e il rimpianto.

V. Sii scettico, ma impara ad ascoltare. Non credere a te stesso e a nessun altro. Usa il potere del dubbio per esaminare tutto ciò che senti. E’ davvero la realta’? Ascolta le intenzioni dietro le parole e comprenderai il vero messaggio.

Trasforma i Cinque Accordi nel tuo stile di vita! Immagina di vivere una vita completamente nuova in cui sei libero di essere chi sei davvero.
Non fai più dipendere la tua vita da quello che gli altri pensano di te.
Immagina di vivere senza giudicare te stesso e gli altri e senza paura di essere giudicato.
Ti accetti così come sei e sai accettare tutti esattamente come sono.
Immagina di vivere una vita libero da conflitti. Rispetti te stesso e gli altri che a loro volta rispettano te. Immagina di vivere una vita in cui non hai paura di esprimere te stesso e di rischiare di esplorare la vita.
Vivi senza paura, senza sensi di colpa, senza vergogna, senza rimpianti. Immagina di amarti esattamente così come sei. Ami il tuo corpo così com’é, ami le tue emozioni così come sono.
Immagina di poter gioire realmente della tua vita essendo semplicemente te stesso. Immagina di vivere questa realta’ personale.
Questo modo di vivere é possibile ed é nelle tue mani. Altri ci sono riusciti e anche tu puoi farcela. Trasforma i Cinque Accordi nel tuo stile di vita e presto potrai vivere nel tuo paradiso personale.

Il Quinto Accordo
Guida pratica alla padronanza di Sé – Un libro di saggezza tolteca - Don Miguel Ruiz, Don José Ruiz, Janet Mills

lunedì 30 agosto 2010

ED E' SUBITO.....CALEMBOUR

Massime, proverbi, epigrammi....il tutto rivisto e corretto all’insegna del gioco di parole per imparare a non prendersi troppo sul serio e a vivere con più umorismo.

Cos’è l’uomo senza giochi di parole?

E’ un tappezziere senza tappi, un ferroviere senza ferro o un garzone senza garza, avrebbe risposto Nino Frassica ai tempi delle trasmissioni surreal-demenziali di Renzo Arbore e compagni.

Questo gusto della battuta basata sugli scherzi lessicali ha da sempre appassionato molti personaggi famosi. Non solo attori del calibro di Totò o dei fratelli Marx, ma anche uomini di stato e premi Nobel, come Winston Churchill ed Albert Einstein, si sono spesso dilettati a stravolgere sintassi ed ortografia nelle maniere più bizzarre e disparate, trasformando le serie e sussiegose massime di antica data in preziosi “divertissement” letterari: i cosiddetti calambour.

Uno scrittore che dello scherzo lessicale ha fatto la sua bandiera è Gino Patroni, che fece imbestialire Salvatore Quasimodo dando come titolo ad un proprio libro “Ed è subito pera”.

domenica 29 agosto 2010

IL SOGNO DEL LUPO

Per emozionarsi c'é un bellissimo diario di viaggio che racconta un'impresa straordinaria: la traversata solitaria in inverno della Norvegia ed Alpi Scandinave nell’inverno 2000/2001 con gli sci da telemark, una slitta e due lupi.
Una grande avventura interiore, un ritorno alle origini guidato, tra l’altro, dalla spiritualità del popolo dei Sami (lapponi) i Nativi da sempre di quelle terre.
"Il sogno del lupo", Ario Sciolari, Corbaccio Ed

CANI, GATTI & CO

Se volete sorridere, c’è un romanzo molto carino che ha come protagonista una deliziosa e intelligentissima dinastia di siamesi alle prese con gli abitanti e visitatori (umani e un po’ strampalati) di un cottage inglese.

“Gatti, burro e marmellata”, Doreen Tovey-Tea Edizioni

MANIFESTO DELLA CUCINA FUTURISTA

(Pubblicato il 28 dicembre 1930 sulla Gazzetta del Popolo di Torino)

Il Futurismo è stato definito dai filosofi 'misticismo dell'azione', da Benedetto Croce 'antistoricismo', da G. Aranha 'liberazione dal terrore estetico', da noi 'orgoglio italiano novatore', formula di 'arte-vita originale', 'religione della velocità', 'massimo sforzo dell'umanità verso la sintesi', 'igiene spirituale', 'immancabile creazione', 'splendore geometrico veloce', 'estetica della macchina'.

Antipraticamente quindi, noi futuristi trascuriamo l'esempio e il monito della tradizione per inventare ad ogni costo un nuovo giudicato da tutti pazzesco.

Pur riconoscendo che uomini nutriti male o grossolanamente hanno realizzato cose grandi nel passato, noi affermiamo questa verità: si pensa si sogna e si agisce secondo quel che si beve e si mangia.

Consultiamo in proposito le nostre labbra, la nostra lingua, il nostro palato, le nostre papille gustative, le nostre secrezioni glandolari ed entriamo genialmente nella chimica gastrica.

Noi futuristi sentiamo che per il maschio la voluttà nell'amare è scavatrice abissale dall'alto al basso, mentre per la femmina è orizzontale a ventaglio.

La voluttà del palato è invece per il maschio e per la femmina sempre ascensionale dal basso all'alto del corpo umano.

Sentiamo inoltre la necessità di impedire che l'Italiano diventi cubico massiccio impiombato da una compattezza opaca e cieca.

Si armonizzi invece sempre più coll'italiana, snella trasparenza spiralica di passione, tenerezza, luce, volontà, slancio, tenacia eroica.

Prepariamo una agilità di corpi italiani adatti ai leggerissimi treni di alluminio che sostituiranno gli attuali pesanti di ferro legno acciaio.

Convinti che nella probabile conflagrazione futura vincerà il popolo più agile, più scattante, noi futuristi dopo avere agilizzato la letteratura mondiale con le parole in libertà e lo stile simultaneo, svuotato il teatro della noia mediante sintesi alogiche a sorpresa e drammi di oggetti inanimati, immensificato la plastica con l'antirealismo, creato lo splendore geometrico architettonico senza decorativismo, la cinematografia e la fotografia astratte, stabiliamo ora il nutrimento adatto ad una vita sempre più aerea e veloce.
Crediamo anzitutto necessaria:

a) L'abolizione della pastasciutta, assurda religione gastronomica italiana.

Forse gioveranno agli inglesi lo stoccafisso, il roast-beef e il budino, agli olandesi la carne cotta col formaggio, ai tedeschi il sauerkraut, il lardone affumicato e il cotechino; ma agli italiani la pastasciutta non giova.

Per esempio, contrasta collo spirito vivace e coll'anima appassionata generosa intuitiva dei napoletani.

Questi sono stati combattenti eroici, artisti ispirati, oratori travolgenti, avvocati arguti, agricoltori tenaci a dispetto della voluminosa pastasciutta quotidiana.

Nel mangiarla essi sviluppano il tìpico scetticismo ironico e sentimentale che tronca spesso il loro entusiasmo.

Un intelligentissimo professore napoletano, il dott.Signorelli, scrive: A differenza del pane e del riso la pastasciutta è un alimento che si ingozza, non si mastica.

Questo alimento amidaceo viene in gran parte digerito in bocca dalla saliva e il lavoro di trasformazione è disimpegnato dal pancreas e dal fegato. Ciò porta ad uno squilibrio con disturbi di questi organi. Ne derivano: fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo.

b) Invito alla chimica. La pastasciutta, nutritivamente inferiore del 40% alla carne, ai pesce, ai legumi, lega coi suoi grovigli gli italiani di oggi ai lenti telai di Penelope e ai sonnolenti velieri, in cerca di vento. Perchè opporre ancora il suo blocco pesante all'immensa rete di onde corte lunghe che il genio italiano ha lanciato sopra oceani e continenti, e ai paesaggi di colore forma rumore che la radio-televisione fa navigare intorno alla terra? I difensori della pastasciutta ne portano la palla o il rudero nello stomaco, come ergastolani o archeologi.

Ricordatevi poi che l'abolizione della pastasciutta libererà l'Italia dal costoso grano straniero e favorirà l'industria italiana del riso.

b) L'abolizione del volume e del peso nel modo di concepire e valutare il nutrimento.

c) L'abolizione delle tradizionali miscele per l'esperimento di tutte le nuove miscele apparentemente assurde, secondo il consiglio di Jarro Maincave e altri cuochi futuristi.

d) L'abolizione del quotidianismo mediocrista nei piaceri del palato.

Invitiamo la chimica al dovere di dare presto al corpo le calorie necessarie mediante equivalenti nutritivi gratuiti di Stato, in polvere o pillole, composti albuminoidei, grassi sintetici e vitamine. Si giungerà così ad un reale ribasso del prezzo della vita e dei salari con relativa riduzione delle ore di lavoro. Oggi per duemila kilowatt occorre soltanto un operaio. Le macchine costituiranno presto un obbediente proletariato di ferro acciaio alluminio al servizio degli uomini quasi totalmente alleggeriti dal lavoro manuale. Questo, essendo ridotto a due o tre ore, permette di perfezionare e nobilitare le altre ore col pensiero le arti e la pregustazione di pranzi perfetti.

In tutti i ceti i pranzi saranno distanziati ma perfetti nel quotidianismo degli equivalenti nutritivi.

Il pranzo perfetto esige:

1. Un'armonia originale della tavola (cristalleria vasellame addobbo) coi sapori e colori delle vivande.

2. L'originalità assoluta delle vivande.

Il Carneplastico. Esempio: Per preparare il Salmone dell'Alaska ai raggi del sole con salsa Marte, si prende un bel salmone dell'Alaska, lo si trancia e passa alla griglia con pepe e sale e olio buono finchè è bene dorato. Si aggiungono pomodori tagliati a metà preventivamente cotti sulla griglia con prezzemolo e aglio.

Al momento di servirlo si posano sopra alle trancie dei filetti di acciuga intrecciati a dama. Su ogni trancia una rotellina di limone con capperi. La salsa sarà composta di acciughe, tuorli d'uova sode, basilico, olio d'oliva, un bicchierino di liquore italiano Aurum, e passata al setaccio. (Formula di Bulgheroni, primo cuoco della Penna d'Oca).

Esempio: Per preparare la Beccaccia al Monterosa, prendete una bella beccaccia, pulitela, copritene lo stomaco con delle fette di prosciutto e lardo, mettetela in casseruola con burro, sale, pepe, ginepro, cuocetela in un forno molto caldo per quindici minuti innaffiandola di cognac. Appena tolta dalla casseruola posatela sopra un crostone di pane quadrato inzuppato di rhum e cognac e copritela con una pasta sfogliata. Rimettetela poi nel forno finchè la pasta è ben cotta. Servitela con questa salsa: un mezzo bicchiere di marsala e vino bianco, quattro cucchiai di mirtilli, della buccia di arancio tagliuzzata, il tutto bollito per 10 minuti. Ponete la salsa nella salsiera e servitela molto calda.

(Formula di Bulgheroni, primo cuoco della Penna d'Oca).

3) L'invenzione di complessi plastici saporiti, la cui armonia originale di forma e colore nutra gli occhi ed ecciti la fantasia prima di tentare le labbra.

Esempio: Il Carneplastico creato dal pittore futurista Fillìa, interpretazione sintetica dei paesaggi italiani, è composto di una grande polpetta cilindrica di carne di vitello arrostita ripiena di undici qualità diverse di verdure cotte.

Questo cilindro disposto verticalmente nel centro del piatto, è coronato da uno spessore di miele e sostenuto alla base da un anello di salsiccia che poggia su tre sfere, dorate di carne di pollo.

Equatore + Polo Nord. Esempio: Il complesso plastico mangiabile Equatore + Polo Nord creato dal pittore futurista Enrico Prampolini è composto da un mare equatoriale di tuorli rossi d'uova all'ostrica con pepe sale limone. Nel centro emerge un cono di chiaro d'uovo montato e solidificato pieno di spicchi d'arancio come succose sezioni di sole. La cima del cono sarà tempestata di pezzi di tartufo nero tagliati in forma di aeroplani negri alla conquista dello zenit.

Questi complessi plastici saporiti colorati profumati e tattili formeranno perfetti pranzi simultanei.

4) L'abolizione della forchetta e del coltello per i complessi plastici che possono dare un piacere tattile prelabiale.

5) L'uso dell'arte dei profumi per favorire la degustazione.

Ogni vivanda (deve essere preceduta da un profumo che verrà cancellato dalla tavola mediante ventilatori.

6) L'uso della musica limitato negli intervalli tra vivanda e vivanda perchè non distragga la sensibilità della lingua e del palato e serva ad annientare il sapore goduto ristabilendo una verginità degustativa.

7) L'abolizione dell'eloquenza e della Politica a tavola.

8) L'uso dosato della poesia e della musica come ingredienti improvvisi per accendere con la loro intensità sensuale i sapori di una data vivanda.

9) La presentazione rapida tra vivanda e vivanda, sotto le nari e gli occhi dei convitati, di alcune vivande che essi mangeranno e di altre che essi non mangeranno,

per favorire la curiosità, la sorpresa e la fantasia.

10) La creazione dei bocconi simultanei e cangianti che contengano dieci, venti sapori da gustare in pochi attimi.

Questi bocconi avranno nella cucina futurista la funzione analogica

immensificante che le immagini hanno nella letteratura. Un dato boccone potrà riassumere una intera zona di vita, lo svolgersi di una passione amorosa o un

intero viaggio nell'Estremo Oriente.

11) Una dotazione di strumenti scientifici in cucina:

ozonizzatori che diano il profumo dell'ozono a liquidi e a vivande, lampade per emissione di raggi ultravioletti (poichè molte sostanze alimentari irradiate con raggi ultravioletti acquistano proprietà attive, diventano più assimilabili, impediscono il rachitismo nei bimbi, ecc.), elettrolizzatori per scomporre succhi estratti ecc. in modo da ottenere da un prodotto noto un nuovo prodotto con nuove proprietà, mulini colloidali per rendere possibile la polverizzazione di farine, frutta secca, droghe, ecc., apparecchi di distillazione a pressione ordinaria e nel vuoto, autoclavi centrifughe, dializzatori. L'uso di questi apparecchi dovrà essere scientifico, evitando p. es. l'errore di far cuocere le vivande in pentole a pressione di vapore, il che provoca la distruzione di sostanze attive (vitamine, ecc.) a causa delle alte temperature.

Gli indicatori chimici renderanno conto dell'acidità e della basicità degli intingoli e serviranno a correggere eventuali errori: manca di sale, troppo aceto, troppo pepe, troppo dolce.

Ho incontrato un poeta a Milano......

“Ho studiato al Conservatorio, ma non mi sono diplomato. Ho girato i 7 mari, ma non mi sono trovato. Mi sono iscritto all’università, ma non mi sono laureato. Sono entrato nella nazionale di canottaggio, ma alla fine non ho gareggiato. Ho fatto lo scaricatore di porto, ma mi sono slogato una caviglia. Volevo cambiare il mondo. Ma lui non ne voleva sapere. Ho fatto il rappresentante di commercio, ma non mi andava. Che fare? NON MI RESTA CHE LA PUBBLICITA’!”


Questo è il curriculum con cui Lorenzo Mullon si è presentato (ed è stato assunto) in un’importante agenzia di pubblicità qualche anno fa.
Le ultime due righe, che aggiornano il curriculum, le ha dette a voce, in un’intervista: “Ho fatto il pubblicitario, ma poi mi hanno dato un ufficio sopra il parco, e mi sono innamorato”.
Di una donna (forse), degli alberi (sicuramente).
Lorenzo, ex violinista, ex scaricatore di porto, ex rappresentante di commercio, ex pubblicitario, ex pittore, si autodefinisce un “trovatore”, come quei poeti vagabondi del XII secolo. E anche, più prosaicamente, “uno spacciatore di poesie”.
Gira per i parchi di Milano (ma a volte anche al Parco del Valentino di Torino) a leggere le sue poesie alla gente che incontra.
Chi le apprezza può comprare (offerta libera) una delle sue raccolte autoprodotte “La vita in piccolo” e “Anche i sassi fanno le fusa”, firmate, ovviamente, Edizioni del Parco.
“...Camminavo nei parchi,....guardavo i sassolini per terra, li raccoglievo e pensavo: ‘Toh, la vita in piccolo’. Ho iniziato a scrivere le mie poesie, che chiamo ‘poesie ingenue’, su cose piccole, un’ape, del muschio, una sensazione, un sassolino”.
La sua strana professione è una scelta e non un ripiego : e quella di oggi è la più felice delle molte vite che ha vissuto fino ad ora.

Un comico in erba....

Testuale dal quaderno di un alunno di terza elementare delle scuole elementari G.Pascoli di Ca' Tron di Roncade (TV)


.....mi piace pensare che questo bimbo del '54 oggi di professione faccia il comico.

Catron, 6 Marso 1954
Tema: Una gita.

Domenica siamo ndati a lamadona demonteberico a chiedere la grassia par miasorela che è maridata da cinque ani e no a gnanca tosatei.
Siamo ndati, poi siamo pregati, poi siamo mangiati, poi siamo vegnuti casa.
O che siamo pregati male o che no si siamo capiti co la Madona, fatostà che é rimasta insinta laltra sorela che no é gnanca maridata.

George e Sam di Charlotte Moore.

“Lunedì mattina. Siamo di corsa: ovvio che lo siamo.

Qualsiasi madre che lavora con tre bambini in età scolare va di fretta il lunedì mattina.”

Leggete le prime tre pagine del libro di Charlotte Moore e vi innamorerete di questa donna inglese che vive sola (il marito è scappato) con tre figli, due dei quali autistici.

Ha fatto sorridere i lettori del Guardian con la sua rubrica dedicata alla vita con i suoi figli, intitolata Mind the Gap.

E’ un libro divertente. Charlotte non propone cure per l’autismo, anzi dice che non ne esistono. Dice che i suoi figli sono autistici “fino in fondo”, e basta.

Semplicemente vive con loro, tutto il giorno, e ha la forza e il senso dell’umorismo per raccontare. Cosa? Tutto. I vestiti gettati nel water, gli escrementi spalmati sul muro, le colazioni a base di ketchup e cioccolatini, le case devastate degli amici che hanno il coraggio di invitarli, le patatine a cui devono tagliare le punte, la porta del figlio sano chiusa a chiave di notte perché non sia aggredito nel sonno.........

sabato 28 agosto 2010

MAN RAY: THE FIFTY FACES OF JULIET

"La testa di una donna è il suo completo ritratto fisico, ma, quale che sia il suo fascino, "il ritratto di un essere che si ama deve poter essere non solo un'immagine alla quale si sorride, ma un oracolo che si interroga", ha detto André Breton. Così in ogni caso, chiediamo anzitutto di una donna: ha la testa?" Man Ray
  
Questo é uno dei cinquanta ritratti che Man Ray scattò alla moglie, Juliet Browner, tra il 1941 e il 1955.
The Fifty Faces of Juliet fu pensato da Man Ray agli inizi degli anni '50 come libro in omaggio a sua moglie ma anche come un 'saggio di opere foto-grafiche iniziato a Los Angeles nel 1941.
Cinquanta fotografie, stampe originali in diverse tecniche e stili, alcune colorate a mano, di diverso formato che Man Ray dedicò a Juliet, la musa definitiva della sua vita.
The Fifty Faces of Juliet sono il racconto di un amore e di una vita. Cinquanta ritratti in cui l'immagine di Juliet viene di volta in volta inventata, riscritta, modificata, esaltata con il segno della matita, con un intervento grafico, con la sovrapposizione di una stoffa, di un velo trasparente, occultata dietro una maschera, il suo volto incorniciato con un grande cappello alato, svelata nella sua nudità, trasformata in un ricamo.

http://www.centromanray.it/

martedì 10 agosto 2010

ELISABETH BERRIEN: LA REGINA DEL FILO.

di Donatella Lavizzari
pubblicato su Est Area Magazine

Elisabeth Berrien è un’artista nata nel 1950 ad Oakland che vive sulla costa settentrionale della California.
Pionere nel campo della scultura contemporanea, Elisabeth da oltre 40 anni crea sorprendenti opere in filo metallico: una ricca collezione di figure umane, animali, oggetti inanimati, veicoli spaziali ed elementi architettonici dalla straordinaria bellezza.
La sua abilità tecnica è davvero sorprendente: usando solo le mani ed un paio di cesoie ha saputo inventare e sperimentare questa tecnica assai rara e molto complessa, un ibrido a metà tra l’arte di ricamare merletti e l’ingegneria strutturale.
Le sue sono sculture "formate a freddo", ovvero fabbricate a mano e non saldate.
Vi è la consapevolezza della tensione equilibrata tra positivo e negativo spaziale, tra fluidità e movimento, tra
la delicatezza delle linee e la forza della struttura, in un rigoroso, ordinato ed equilibrato insieme di movimento, vitalità ed energia.
“Tutte le mie opere hanno l’intento di portare armonia alle persone che entrano in contatto con loro.” ha affermato la Berrien in una recente intervista.
Le creature che emergono dalla sua nube di fili intrecciati hanno un non so che di magico: si riesce quasi a catturarne l’essenza spirituale interiore.
“Spesso, ho la sensazione che la mia scultura sia viva: il feeling è talmente forte che, mentre ne sto tessendo la trama, mi sembra di guardare il mondo esterno con i suoi occhi, riuscendo persino a percepirne il battito cardiaco.”
Nel 2004 Elisabeth ha fondato la Wire Sculpture International con lo scopo di ottenere un maggiore riconoscimento e rispetto per questa particolare espressione artistica.
Tra i suoi clienti compaiono la BBC, Motorola, Disney World, Saatchi & Saatchi, Los Angeles Zoo, Louisville International Airport, Parc des Topiares (Belgio), Usui Design (Tokyo), molti architetti e designer internazionali.
Attualmente Elizabeth sta lavorando ad un manoscritto autobiografico, un racconto che abbraccia diversi decenni della sua gratificante vita avventurosa.

NOTHING LASTS FOREVER... L’ARTE TRANSITORIA ED IRRIPETIBILE DI JIM DENEVAN

di Donatella Lavizzari
pubblicato su Est Area Magazine
http://www.estarea.it/

Jim Denevan vive a Santa Cruz ed é uno degli chef più rinomati ed apprezzati della California.
Ma non solo: Jim é anche un sensibile artista visivo, esponente di una forma d’arte che non consiste in quadri o sculture, ma in interventi sul terreno, preferibilmente naturale: la Land Art.
Dal 1995 realizza opere in riva all’oceano, approfittando della bassa marea, utilizzando la sabbia come fosse una tela grezza, disegnando forme con un semplice bastone di legno.
Il risultato é davvero affascinante.
Poco dopo, saranno l’oceano stesso, la pioggia o il vento a trasformarle e a cancellarle definitivamente. La vastità dell’opera, la sua deperibilità causata dalle azioni atmosferiche e dall’azione degli elementi naturali e la sua mancanza d’importabilità nel sistema merceologico dell’arte, costituiscono gli elementi fondamentali della sua poetica.
Il suo intervento sul territorio più recente é stato un enorme disegno sul fondo asciutto di un lago nel Black Rock Desert in Nevada con un’estensione di quasi 5 Km.
Jim ha camminato per otto giorni, percorrendo circa 160 Km.
Una performance incredibile.
Un progetto, effimero nella sua attuazione, quanto eterno e completo nella sua dimensione concettuale che trova il proprio compimento in uno spazio altrettanto mutevole e dinamico,
L’intento di Jim è quello di “accreditare la relazione tra l’uomo e l’ambiente come “fatto” creativo per eccellenza, intimo e primitivo, privo di ingombranti implicazioni volontaristiche e di ridondanti mediazioni artificiali”.


lunedì 9 agosto 2010

IL MAGICO TOCCO DI CORI DANTINI

di Donatella Lavizzari
pubblicato su Est Area Magazine   http://www.estarea.it/

Cori Dantini è un’ illustratrice che vive a Pullman nello Stato di Washington che, come molti artisti e crafters, ha raggiunto notorietà grazie al sito Etsy.
Laureata in Belle Arti, con specializzazione in pittura, Cori inizia la sua carriera come designer di clip-art e biglietti d’auguri ma ben presto il suo talento la porta a progetti più ambiziosi.
I suoi lavori sono davvero straordinari per bellezza ed eleganza stilistica.
Crea un immaginario fatto di personaggi delicati e curiosi insetti umanizzati, disegnati a linee sottili, quasi sempre in tonalità seppia e pastello, su sfondi realizzati con pagine di libri antichi, mappe, stampe, fogli strappati di quaderni scolastici, …

Con una sapiente stratificazione di media e materiali (elementi vintage, carte, tracce a matita e a penna, pennellate di vernice, colori acrilici, cera, acquarelli) Cori ci regala con leggerezza e giocosità un’ingenua rappresentazione dei momenti più magici della fanciullezza.


COLORATA, SPIRITOSA E FASHION: LA MODA ECOLOGICA DI COLIN LIN

 di Donatella Lavizzari

A Taiwan la fashion designer Colin Lin, presente da 26 anni nel settore calzaturiero, progetta scarpe e borse eco-friendly realizzate con gli scarti dei giornali riciclati.
Un vero e proprio pensiero “green” applicato con creatività alla produzione.
Classiche e assolutamente femminili, le sue creazioni sono originali e innovative non solo per il materiale utilizzato ma anche per la loro lavorazione: infatti sono realizzate piegando la carta a mo’ di origami in un intreccio a modulo reticolare.
Ogni strisciolina di carta viene irrobustita con una fodera in tessuto di cotone.
Sia le borse che le scarpe non temono né l’umido né l’acqua, in quanto, una volta finite, vengono trattate con una vernice idrorepellente che assicura una protezione di lunga durata.
Ogni paio di scarpe è realizzato con 3-4 pagine di un quotidiano in circa 4 ore e viene venduto per $ 100 -150 mentre per le borse ci vogliono 2 o 3 giorni ed il prezzo sale a $ 260.

SILVIA BARBA E PIPPO MATINO: “BASSVOICE PROJECT” , VOCALITÀ NUDA E GROOVE.

di Donatella Lavizzari
pubblicato su Est Area  http://www.estarea.it/

Presentato l’8 Febbario all’Alexander Platz a Roma, BASSVOICE PROJECT è un nuovo progetto discografico nato dalla collaborazione tra la talentuosa cantante Silvia Barba ed il bassista di fama internazionale Pippo Matino.
Frutto e sintesi di più di due anni di un continuo interscambio di idee che centrano in pieno lo spirito del fare musica insieme, BASSVOICE PROJECT ci regala una nuova visione del jazz, un nuovo modo di intenderlo, di suonarlo e di viverlo.
Un lavoro estremamente ricco di elementi tematici e stilisticamente contaminato dove il linguaggio compositivo-esecutivo è arricchito di svariate situazioni timbriche.
Freschezza d’ispirazione e sonorità mediterranee variegate risaltano in questa nuova avventura musicale:. sonorità cucite ad hoc sulla spiccata personalità artistica della raffinata e suadente Silvia Barba.
Con loro, sul palco, si è esibito un sestetto dinamico composto da musicisti: eccelsi: Francesco Bearzatti ai sax , Jorge Bezerra jr (il percussionista di Joe Zawinul & Zawinul Syndicate), Claudio Romano alla batteria, Peter de Girolamo alle tastiere, Paolo Recchia al sax e Roberto Skiano al trombone.

www.myspace.com/silviavoice
www.myspace.com/pippomatino
http://www.pippomatino.com/

NICOLA ARIGLIANO: MAESTRO DI SWING ED IRONIA

di  Donatella Lavizzari  -  Ph. Raimondo Luciani
pubblicato su Est Area Magazine  http://www.estarea.it/

Ci ha lasciato Nicola Arigliano. Il popolare cantante, classe 1923, aveva esordito suonando il sax e il pianoforte nei locali notturni con Fred Buscaglione e Bruno Martino.
Il digestivo Antonetto lo aveva lanciato come personaggio televisivo.
Nel 1958 partecipò a "Canzonissima" e poi, come ospite fisso insieme a Mina, a "Sentimentale", il programma condotto da Lelio Luttazzi.
Tra i suoi successi: "Un giorno ti dirò", "Amorevole", "I sing ammore" e “Colpevole”, brano con cui vinse il premio della critica a Sanremo 2005.
Personaggio surreale ed interprete intenso, Nicola Arigliano ha portato dal Nord al Sud la sua musica straordinaria. Con il suo stile caldo ed il timbro vellutato, ha dato voce al sole e ai colori della sua terra, in quel mix di stile raffinato ed ironia che ha caratterizzato tutta la sua carriera. Come ricorda Renzo Arbore: “Per noi ragazzi degli Anni Cinquanta era un idolo non solo perché cantava lo swing, ma anche perché lo faceva con molta ironia.
In pieno successo aveva abbandonato Milano per vivere in collina con animali e prodotti della terra. Era allo stesso tempo naif, e innamorato della musica moderna”.
Emigrato a Milano a soli 11 anni, Arigliano inizia giovanissimo a cantare, inseguendo il sogno del jazz, suo grande amore.
Suona sax, batteria e contrabbasso e i primi due strumenti li trasporta in una cesta in cui ci sono anche gli abiti di scena.
Quando la televisione italiana lo scopre, lui si esibisce nelle “cave” di Milano, allo storico locale Santa Tecla
Notato dal critico Marshall Brown, partecipa al Festival Jazz di Newport e si trasferisce a Roma.
Il successo giunge con il brano “Simpatica” del maestro Gorni Kramer, tratto dalla commedia musicale “Buonanotte Bettina” di Garinei e Giovannini.
Partecipa all'edizione 1958-59 di Canzonissima, al Cantatutto, a Sentimentale, Senza Rete e a vari festival jazz, distinguendosi per il suo stile da crooner.  Testimonial per gli spot televisivi di Carosello, attore ne “I Tre Moschettieri “ accanto al mitico Quartetto Cetra, ne “La grande guerra” di Mario Monicelli, in 'Ultimo tango a Zagarolo' e nella serie Tv “L'ispettore Giusti”, Arigliano è stato sempre attivissimo sulla scena musicale italiana ed estera.
Si definiva un cantante che non canta, più interessato al ritmo che alla melodia, uno che usa la voce come uno strumento: “Faccio swing e jazz, ma mi piace che mi chiamino “intrattenitore”. Sintetizza esattamente ciò che sono. Quando salgo su un palco, non si tratta solo di musica, ma di comunicazione in tutti i sensi”.

LE PAROLE DEL MARE

E il mare era per me, e lo è ancora, la più promettete e seduttiva pagina bianca. La pagina non ancora scritta, il sogno non ancora realizzato, il desiderio non ancora estinto, la fuga non ancora portata a compimento, l’assenza che suggerisce la presenza, l’inizio che non ha fine. Nella sua distesa luminosa e sconfinata, nei suoi abissi sconosciuti diventa facile e quasi inevitabile trovare una metafora vivente alla propria irrequietezza, all’istinto di libertà, alle paure e all’inesplorata e profonda regione dell’anima.


Valeria Serra, da “Le parole del mare”

domenica 8 agosto 2010

DOLAN GEIMAN: UN’ARTISTA FOLK-POP

di Donatella Lavizzari
pubblicato su Est Area Magazine
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Nato nel 1977 a Hermitage in Virginia, Dolan Geiman ha trascorso la sua gioventù tra i pascoli della Shenandoah Valley dove il padre possedeva un’impresa agricola.
Laureatosi in arti grafiche e scultura alla James Madison University, insegna per alcuni anni arte nelle scuole pubbliche della Valle per poi spostarsi a Charlottesville dove inizia a realizzare stampe d'arte, dipinti e collage dal sapore folk-pop.
Nel 2002 si trasferisce a Chicago e poche settimane più tardi, grazie ad Olga Stefan, direttore esecutivo della Chicago Artists'Coalition, Geiman incontra Ali Walsh, artista e sua attuale partner, con cui fonda nella primavera del 2003 la galleria/studio Hockshop.
Le originali opere di Dolan sono vere e proprie costruzioni realizzate con materiali di recupero o riciclati ed oggetti trovati.
Le creature dei boschi, in particolare gli uccelli, sono i temi ricorrenti nelle sue produzioni.
Lo studio di Dolan é come un grande armadio dove si accalcano tesori e curiosità di ogni tipo: vecchi libri di testo e riviste, manoscritti, lettere d’amore che risalgono all’epoca della guerra civile, ornamenti in metallo e legno,...
Ogni elemento suscita nostalgia per il tempo passato.
“Inizio con una superficie di recupero per lo sfondo, spesso un pannello di legno” per passare poi ad una stratificazione ottenuta da una miscela di collage, assemblaggi di oggetti, disegni, pittura, serigrafie e stampe.
L’aggiunta finale di una forma, un’immagine, come un uccello o un cowboy, completa il lavoro e ne diventa il punto focale.
Un poetico esempio di arte fusion, punto d’incontro tra tradizione rurale e stile urbano.



www.dolangeiman.com

UNA CRAVATTA MUSICALE

Realizzata in acciaio inossidabile, su modello delle vecchie washboard, le tavolette per il bucato che i musicisti jazz e blues di inizio secolo utilizzavano come strumento a percussione, questa cravatta può essere indossata e suonata.

In vendita a 20 $ (13,50 €), la cravatta include un ditale in metallo per lo strumming.

CONCEPTUAL PHOTOGRAPHY: MURAT SUYUR



sabato 7 agosto 2010

COM'E' GRANDE IL PENSIERO DEL MARE

Vedessi com’è grande
il pensiero del mare
dove il mio dolce amore
oggi è andato a pescare
vedessi com’è grande
La vela del pensiero
eppure sono sola
come un vecchio mistero
vedessi che coralli
ci sono in fondo al mare
e lui non mi ha pescato
perché doveva andare
vedessi come piango
un pianto universale
un amore così bello non doveva far male.

Alda Merini

giovedì 5 agosto 2010

ERIC HEBBORN: QUEL GENIO DI UN FALSARIO!


di Donatella Lavizzari
pubblicato su Est Area Magazine
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Nato nel sobborgo londinese di South Kensington nel 1934 e morto in circostanze misteriose a Roma nel 1996, Eric Hebborn è l’autore di straordinarie opere di disegno, pittura e scultura che sono state esposte in molte personali in Italia, Gran Bretagna, Danimarca e Stati Uniti.



Diplomato alla Royal Academy di Londra, vinse nel 1959 una borsa di studio che gli permise di frequentare la British Academy di Roma. Tornato in Gran Bretagna nel 1962, insegnò disegno all’Università e dopo quattro anni si stabilì definitivamente in Italia, nel quartiere di Trastevere a Roma e nella sua villa-studio ad Anticoli Corrado, il “paese delle modelle” tanto amato da pittori e scultori.



Profondo studioso e conoscitore dei maggiori artisti del nostro Rinascimento, Hebborn raggiunse notorietà e fama internazionale soprattutto per la sua straordinaria abilità nel disegnare alla maniera e nello stile dei sommi artisti del passato.



“Ho scritto un manuale pratico per soddisfare molte persone desiderose di apprendere un’arte che, a quanto pare, suscita un notevole interesse: quella di falsificare dipinti e disegni. Non passa settimana senza che mi giunga una lettera o una telefonata di qualcuno che chiede consigli su come creare “nuove opere antiche” ed è naturale che non posso rispondere a tutti personalmente. Se queste pagine soddisfano le richieste di quegli appassionati, potrò dire di avere raggiunto il mio scopo”.

Così Hebborn indicava una delle ragioni del suo “Manuale del Falsario”, pubblicato nel 1995, in cui insegnava come rendere “buone” le “nuove opere antiche”, spiegando dettagliatamente come invecchiare carta e tela, come imitare firme, iscrizioni, marchi e filigrane, come fabbricare inchiostri e colori identici a quelli usati dagli antichi maestri.

“L’arte del falso – scriveva Hebborn con spiritosa arguzia – è un’arte ‘da cucina’: uova per la tempera, latte come fissativo, mollica di pane come gomma da cancellare, patate per rimuovere macchie di grasso ed olio d’oliva per crearne di nuove”.

Nel corso dei secoli ci sono sempre stati artigiani e artisti che imitavano lo stile dei maestri del passato, segnando una incerta linea di confine tra imitatori dichiarati e falsari veri propri.

Lo stesso Picasso affermava: “Se un falso fosse davvero buono, ne sarei felice; prenderei subito la penna per firmarlo”.

Eric affermava di aver imbrogliato storici d’arte, galleristi, direttori di museo e collezionisti.

Molte delle sue opere (più di mille tra quadri a olio e disegni) sarebbero esposte sia in collezioni private che al British Museum di Londra, al Metropolitan Museum di New York, alla National Gallery di Ottawa e al Museo Reale di Copenaghen: falsi Piranesi, Corot, Turner, Tiepolo, Pontormo, Mantegna, Bruegel, Rubens, Van Dyck, Watteau, Gainsborough e Parmigianino.

L’intenzione di questo accattivante “re dei falsari” era quella di voler "far capire quanto sono ignoranti coloro che si occupano di arte e si permettono perfino il lusso, sapendo ben poco, di dare dei giudizi. Un tempo a giudicare erano gli artisti: oggi, invece, gente a cui spesso manca perfino la grammatica".

“Chi ha veramente lucrato con le mie opere sono stati i mercanti d'arte e per questo non accetto di essere considerato un criminale. Se Christie, Sotheby, Colnaghi e le altre importanti case d'aste che hanno trattato le mie opere pensano davvero che io sia un malfattore, perché non formulano delle accuse esplicite? La prima risposta che mi viene in mente è che non vogliono agitare le acque”.

Questo era il pensiero di Hebborn, che si vantava di aver "trattato sempre e soltanto con gli esperti”, perché sarebbe stato disonesto ingannare un privato incompetente:”Io non ho mai detto "questa è un'opera di", sono stati sempre i critici a fare delle attribuzioni".

È legittimo chiedersi, allora, se i falsi realizzati dal genio di Eric Hebborn siano stati tutti individuati o siano ancora ammirati in qualche sontuosa sala museale.

FRAMMENTI DI EDEN: I GIARDINI DI HELIGAN


di Donatella Lavizzari
pubblicato su Est Area Magazine
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Situato nel cuore della Cornovaglia, Heligan, dimora dei Tremayne per oltre 400 anni, è sede di uno dei giardini più affascinanti di tutta Europa che riflette l’umana tensione verso un paradiso perduto.

La presenza di una straordinaria varietà di piante, di una serie di serre esotiche, di strutture e romantici paesaggi, riflettono il passato, le passioni e gli interessi di questa storica famiglia.

La combinazione di questi elementi con un clima mite ha generato un giardino che è unico nel suo genere.

La tenuta Heligan era il centro attorno al quale viveva l’intera comunità: aziende agricole, frutteti, orti, cave, boschi, un mulino, una segheria ed una fabbrica di birra.

Lo scoppio della guerra nel 1914 fu l’inizio di una graduale ma inesorabile decadenza.

In pochi anni, i rovi e l’edera stavano già stendendo un manto verde su questa “Bella Addormentata”. Dopo decenni di trascuratezza, il devastante uragano del 1990 stava quasi per far diventare i Giardini Perduti di Heligan una nota a piè di pagina dei libri di storia.

La scoperta di una minuscola stanza, scavata sotto le macerie nell’angolo di uno dei giardini murati, rivelò una scritta incisa sulle mura di pietra in una calligrafia leggibile e semplice, diceva: “Non venite qui per dormire o riposare”, con i nomi di coloro che vi avevano lavorato riportati sotto la data: agosto 1914.

Il gruppo che si occupava del recupero di questo magico luogo rimase fulminato dalla magnifica ossessione di riportare in vita in tutti i sensi quelli che una volta erano stati dei gloriosi giardini e di raccontare, per la prima volta, non favole di signori e damigelle ma della gente “normale” che aveva reso grandi questi giardini prima di partire per la Grande Guerra.

Il motivo che rende prezioso questo luogo è che il restauro è stato di tipo conservativo: ci sono, infatti, pochissimi esempi di giardini che non siano stati 'modernizzati'.

Il progetto di restauro, che ha vinto diversi premi, è acclamato a livello internazionale, ma la proprietà affittata si estende sino ad ora su solamente 80 ettari della tenuta originale, lasciando il progetto lontano dalla completezza.
Heligan oltre ad essere un paradiso sub-tropicale, preziosa testimonianza dell’epoca Vittoriana e del suo ingegno creativo, è anche un agriturismo che si propone di diventare un esempio unico e permanente di vita e lavoro seguendo le migliori tradizioni dell’ Inghilterra vittoriana, permettendo ai visitatori di godere e partecipare alle attività che vengono svolte nei giardini ed osservare il lavoro svolto.

mercoledì 4 agosto 2010

IL GOVERNO CHE PIACE A ME :-)

"Signore e signori, ancora non c’e’ un governo che piace a me.
Se potessi nominarlo è così che vorrei farlo: un ministro del Caffelatte per cominciare bene la giornata, con un Sottosegretario per I Biscotti e uno per la Marmellata; e se toccasse un mattino a un solo cittadino di rimanere senza colazione, via! Il Ministro in prigione. Nominerei, s’intende, un Ministro per i Giocattoli e uno per le Merende, E al posto del Ministro della Guerra io ci metterei quello della Pace… battetemi le mani se il discorso vi piace!"

Gianni Rodari

(da un discorso dedicato ai bambini italiani nel giorno del Primo Giugno, festa internazionale dell’infanzia).

martedì 3 agosto 2010

BRYAN MAY: UN CHITARRISTA CATTURATO DALLA MUSICA DEL COSMO!


di Donatella Lavizzari
ph. Raimondo Luciani
pubblicato su Estarea   http://www.estarea.it/


Brian May, il leggendario chitarrista dei Queen che ha influenzato generazioni di chitarristi, da Nuno Bettencourt (Extreme) a Slash (Guns N 'Roses), ha fatto BANG!

"BANG! - The Complete History of the Universe" é, infatti, lo straordinario libro che ha recentemente scritto insieme all’astronomo Sir Patrick Moore e all’astrofisico Chris Lintott.

“Sono stato appassionato di musica e astronomia sin da quando avevo sette anni.

Non ho mai perso la messa in onda del programma condotto da Sir Patrick Moore ('The Sky At Night', che con una durata di 50 anni è tra i programmi televisivi più longevi della storia) e se parli con qualsiasi astronomo inglese, tutti ti diranno la stessa cosa e cioè che la loro ispirazione nasce proprio da Patrick Moore. Poi è arrivata anche la musica e io sono rimasto completamente affascinato da entrambe le cose, tanto da voler diventare sia un musicista che un astronomo.”

Brian, dopo essersi laureato in fisica e matematica, scelse di abbandonare i suoi studi presso la facoltà di Fisica e Astronomia dell'Imperial College di Londra nel 1971 per dedicarsi interamente alla carriera musicale. “Dovetti scegliere tra l'universo ed i Queen” afferma Brian che riprenderà la tesi dopo più di 30 anni, riuscendo a conseguire con successo il dottorato in astrofisica all'età di 60 anni portando una tesi sulla luce zodiacale, una debole luminosità visibile nel cielo occidentale, soprattutto a primavera.

“Non lo vedo come un punto di arrivo ma, piuttosto, come un inizio perché adesso sono in contatto con ogni astronomo impegnato nella ricerca sulle polveri interplanetarie. Le scoperte degli ultimi anni sono avvenute da distanze immense. Il tipo di astronomia, invece, in cui ero impegnato riguardava distanze molto più prossime a noi, circa 10 minuti-luce (le distanze astronomiche si misurano in anni-luce). Improvvisamente, con l'avvento delle ricerche di pianeti simili alla Terra, questo settore ha assunto una rilevanza fondamentale. Il posto migliore dove studiare le polveri cosmiche è qui, perché ci troviamo esattamente nel mezzo di una nuvola di tali particelle.”

Parallelamente alla sua strepitosa carriera da rock star, Brian non ha mai perso la sua passione per lo studio dei pianeti e delle stelle e si é costruito un piccolo osservatorio nel giardino di casa.

Dalle passioni comuni con Sir Patrick Moore é nato il progetto di BANG per spiegare in termini semplificati, accessibili a tutti, come l'universo sia nato ed evoluto.

Il libro, ispirato al volume intitolato "Breve storia del tempo" del famoso e geniale scienziato Stephen Hawking, rappresenta un percorso guidato a partire dall'istante appena successivo al Bing Bang fino a giungere alla formazione della Terra, avvenuta ben 5 miliardi di anni fa.



PIZZI E MERLETTI DI CARTA: L’ARTE DI AOYAMA HINA
di Donatella Lavizzari
pubblicato su Estarea  http://www.estarea.it/


In esposizione al Musee Bellerive a Zurigo sino al 4 di Aprile, Aoyama Hina è una raffinata artista del “paper-cutting” nata a Yokohama nel 1970 che vive e lavora a Ferney Volaire in Francia.

La carta è uno dei materiali più antichi ed utilizzati della storia ed Aoyama la utilizza per creare opere delicate ed eteree, dalle linee eleganti ed armoniose, di alto valore artistico.

Poesie di carta che raccontano sentimenti antichi, realizzate attraverso la raffinata e difficile tecnica del paper-cutting, una forma d’arte molto antica, utilizzata dalle donne cinesi per creare splendidi oggetti ed accessori di ogni genere. Sono, infatti, stati rinvenuti, durante scavi archeologici nella Cina del Nord, lavori in carta ritagliata risalenti al 200.

“La mia passione è quella di ritagliare la carta con un semplice paio di forbici per creare illustrazioni come un tempo si ricamava a merletto con ago e filo.”

Basta uno sguardo per intuire quale competenza ci sia alla base di questi elaboratissimi tagli

Oltre agli spazi su flikr e myspace, Aoyama offre una dimostrazione video della sua arte del ritaglio anche su You Tube.

Cataloghi: Tangible, Illusive3, Papercraft, - Gestalten edition e Perfect Paper - Page One edition