domenica 29 agosto 2010

CANI, GATTI & CO

Se volete sorridere, c’è un romanzo molto carino che ha come protagonista una deliziosa e intelligentissima dinastia di siamesi alle prese con gli abitanti e visitatori (umani e un po’ strampalati) di un cottage inglese.

“Gatti, burro e marmellata”, Doreen Tovey-Tea Edizioni

MANIFESTO DELLA CUCINA FUTURISTA

(Pubblicato il 28 dicembre 1930 sulla Gazzetta del Popolo di Torino)

Il Futurismo è stato definito dai filosofi 'misticismo dell'azione', da Benedetto Croce 'antistoricismo', da G. Aranha 'liberazione dal terrore estetico', da noi 'orgoglio italiano novatore', formula di 'arte-vita originale', 'religione della velocità', 'massimo sforzo dell'umanità verso la sintesi', 'igiene spirituale', 'immancabile creazione', 'splendore geometrico veloce', 'estetica della macchina'.

Antipraticamente quindi, noi futuristi trascuriamo l'esempio e il monito della tradizione per inventare ad ogni costo un nuovo giudicato da tutti pazzesco.

Pur riconoscendo che uomini nutriti male o grossolanamente hanno realizzato cose grandi nel passato, noi affermiamo questa verità: si pensa si sogna e si agisce secondo quel che si beve e si mangia.

Consultiamo in proposito le nostre labbra, la nostra lingua, il nostro palato, le nostre papille gustative, le nostre secrezioni glandolari ed entriamo genialmente nella chimica gastrica.

Noi futuristi sentiamo che per il maschio la voluttà nell'amare è scavatrice abissale dall'alto al basso, mentre per la femmina è orizzontale a ventaglio.

La voluttà del palato è invece per il maschio e per la femmina sempre ascensionale dal basso all'alto del corpo umano.

Sentiamo inoltre la necessità di impedire che l'Italiano diventi cubico massiccio impiombato da una compattezza opaca e cieca.

Si armonizzi invece sempre più coll'italiana, snella trasparenza spiralica di passione, tenerezza, luce, volontà, slancio, tenacia eroica.

Prepariamo una agilità di corpi italiani adatti ai leggerissimi treni di alluminio che sostituiranno gli attuali pesanti di ferro legno acciaio.

Convinti che nella probabile conflagrazione futura vincerà il popolo più agile, più scattante, noi futuristi dopo avere agilizzato la letteratura mondiale con le parole in libertà e lo stile simultaneo, svuotato il teatro della noia mediante sintesi alogiche a sorpresa e drammi di oggetti inanimati, immensificato la plastica con l'antirealismo, creato lo splendore geometrico architettonico senza decorativismo, la cinematografia e la fotografia astratte, stabiliamo ora il nutrimento adatto ad una vita sempre più aerea e veloce.
Crediamo anzitutto necessaria:

a) L'abolizione della pastasciutta, assurda religione gastronomica italiana.

Forse gioveranno agli inglesi lo stoccafisso, il roast-beef e il budino, agli olandesi la carne cotta col formaggio, ai tedeschi il sauerkraut, il lardone affumicato e il cotechino; ma agli italiani la pastasciutta non giova.

Per esempio, contrasta collo spirito vivace e coll'anima appassionata generosa intuitiva dei napoletani.

Questi sono stati combattenti eroici, artisti ispirati, oratori travolgenti, avvocati arguti, agricoltori tenaci a dispetto della voluminosa pastasciutta quotidiana.

Nel mangiarla essi sviluppano il tìpico scetticismo ironico e sentimentale che tronca spesso il loro entusiasmo.

Un intelligentissimo professore napoletano, il dott.Signorelli, scrive: A differenza del pane e del riso la pastasciutta è un alimento che si ingozza, non si mastica.

Questo alimento amidaceo viene in gran parte digerito in bocca dalla saliva e il lavoro di trasformazione è disimpegnato dal pancreas e dal fegato. Ciò porta ad uno squilibrio con disturbi di questi organi. Ne derivano: fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo.

b) Invito alla chimica. La pastasciutta, nutritivamente inferiore del 40% alla carne, ai pesce, ai legumi, lega coi suoi grovigli gli italiani di oggi ai lenti telai di Penelope e ai sonnolenti velieri, in cerca di vento. Perchè opporre ancora il suo blocco pesante all'immensa rete di onde corte lunghe che il genio italiano ha lanciato sopra oceani e continenti, e ai paesaggi di colore forma rumore che la radio-televisione fa navigare intorno alla terra? I difensori della pastasciutta ne portano la palla o il rudero nello stomaco, come ergastolani o archeologi.

Ricordatevi poi che l'abolizione della pastasciutta libererà l'Italia dal costoso grano straniero e favorirà l'industria italiana del riso.

b) L'abolizione del volume e del peso nel modo di concepire e valutare il nutrimento.

c) L'abolizione delle tradizionali miscele per l'esperimento di tutte le nuove miscele apparentemente assurde, secondo il consiglio di Jarro Maincave e altri cuochi futuristi.

d) L'abolizione del quotidianismo mediocrista nei piaceri del palato.

Invitiamo la chimica al dovere di dare presto al corpo le calorie necessarie mediante equivalenti nutritivi gratuiti di Stato, in polvere o pillole, composti albuminoidei, grassi sintetici e vitamine. Si giungerà così ad un reale ribasso del prezzo della vita e dei salari con relativa riduzione delle ore di lavoro. Oggi per duemila kilowatt occorre soltanto un operaio. Le macchine costituiranno presto un obbediente proletariato di ferro acciaio alluminio al servizio degli uomini quasi totalmente alleggeriti dal lavoro manuale. Questo, essendo ridotto a due o tre ore, permette di perfezionare e nobilitare le altre ore col pensiero le arti e la pregustazione di pranzi perfetti.

In tutti i ceti i pranzi saranno distanziati ma perfetti nel quotidianismo degli equivalenti nutritivi.

Il pranzo perfetto esige:

1. Un'armonia originale della tavola (cristalleria vasellame addobbo) coi sapori e colori delle vivande.

2. L'originalità assoluta delle vivande.

Il Carneplastico. Esempio: Per preparare il Salmone dell'Alaska ai raggi del sole con salsa Marte, si prende un bel salmone dell'Alaska, lo si trancia e passa alla griglia con pepe e sale e olio buono finchè è bene dorato. Si aggiungono pomodori tagliati a metà preventivamente cotti sulla griglia con prezzemolo e aglio.

Al momento di servirlo si posano sopra alle trancie dei filetti di acciuga intrecciati a dama. Su ogni trancia una rotellina di limone con capperi. La salsa sarà composta di acciughe, tuorli d'uova sode, basilico, olio d'oliva, un bicchierino di liquore italiano Aurum, e passata al setaccio. (Formula di Bulgheroni, primo cuoco della Penna d'Oca).

Esempio: Per preparare la Beccaccia al Monterosa, prendete una bella beccaccia, pulitela, copritene lo stomaco con delle fette di prosciutto e lardo, mettetela in casseruola con burro, sale, pepe, ginepro, cuocetela in un forno molto caldo per quindici minuti innaffiandola di cognac. Appena tolta dalla casseruola posatela sopra un crostone di pane quadrato inzuppato di rhum e cognac e copritela con una pasta sfogliata. Rimettetela poi nel forno finchè la pasta è ben cotta. Servitela con questa salsa: un mezzo bicchiere di marsala e vino bianco, quattro cucchiai di mirtilli, della buccia di arancio tagliuzzata, il tutto bollito per 10 minuti. Ponete la salsa nella salsiera e servitela molto calda.

(Formula di Bulgheroni, primo cuoco della Penna d'Oca).

3) L'invenzione di complessi plastici saporiti, la cui armonia originale di forma e colore nutra gli occhi ed ecciti la fantasia prima di tentare le labbra.

Esempio: Il Carneplastico creato dal pittore futurista Fillìa, interpretazione sintetica dei paesaggi italiani, è composto di una grande polpetta cilindrica di carne di vitello arrostita ripiena di undici qualità diverse di verdure cotte.

Questo cilindro disposto verticalmente nel centro del piatto, è coronato da uno spessore di miele e sostenuto alla base da un anello di salsiccia che poggia su tre sfere, dorate di carne di pollo.

Equatore + Polo Nord. Esempio: Il complesso plastico mangiabile Equatore + Polo Nord creato dal pittore futurista Enrico Prampolini è composto da un mare equatoriale di tuorli rossi d'uova all'ostrica con pepe sale limone. Nel centro emerge un cono di chiaro d'uovo montato e solidificato pieno di spicchi d'arancio come succose sezioni di sole. La cima del cono sarà tempestata di pezzi di tartufo nero tagliati in forma di aeroplani negri alla conquista dello zenit.

Questi complessi plastici saporiti colorati profumati e tattili formeranno perfetti pranzi simultanei.

4) L'abolizione della forchetta e del coltello per i complessi plastici che possono dare un piacere tattile prelabiale.

5) L'uso dell'arte dei profumi per favorire la degustazione.

Ogni vivanda (deve essere preceduta da un profumo che verrà cancellato dalla tavola mediante ventilatori.

6) L'uso della musica limitato negli intervalli tra vivanda e vivanda perchè non distragga la sensibilità della lingua e del palato e serva ad annientare il sapore goduto ristabilendo una verginità degustativa.

7) L'abolizione dell'eloquenza e della Politica a tavola.

8) L'uso dosato della poesia e della musica come ingredienti improvvisi per accendere con la loro intensità sensuale i sapori di una data vivanda.

9) La presentazione rapida tra vivanda e vivanda, sotto le nari e gli occhi dei convitati, di alcune vivande che essi mangeranno e di altre che essi non mangeranno,

per favorire la curiosità, la sorpresa e la fantasia.

10) La creazione dei bocconi simultanei e cangianti che contengano dieci, venti sapori da gustare in pochi attimi.

Questi bocconi avranno nella cucina futurista la funzione analogica

immensificante che le immagini hanno nella letteratura. Un dato boccone potrà riassumere una intera zona di vita, lo svolgersi di una passione amorosa o un

intero viaggio nell'Estremo Oriente.

11) Una dotazione di strumenti scientifici in cucina:

ozonizzatori che diano il profumo dell'ozono a liquidi e a vivande, lampade per emissione di raggi ultravioletti (poichè molte sostanze alimentari irradiate con raggi ultravioletti acquistano proprietà attive, diventano più assimilabili, impediscono il rachitismo nei bimbi, ecc.), elettrolizzatori per scomporre succhi estratti ecc. in modo da ottenere da un prodotto noto un nuovo prodotto con nuove proprietà, mulini colloidali per rendere possibile la polverizzazione di farine, frutta secca, droghe, ecc., apparecchi di distillazione a pressione ordinaria e nel vuoto, autoclavi centrifughe, dializzatori. L'uso di questi apparecchi dovrà essere scientifico, evitando p. es. l'errore di far cuocere le vivande in pentole a pressione di vapore, il che provoca la distruzione di sostanze attive (vitamine, ecc.) a causa delle alte temperature.

Gli indicatori chimici renderanno conto dell'acidità e della basicità degli intingoli e serviranno a correggere eventuali errori: manca di sale, troppo aceto, troppo pepe, troppo dolce.

Ho incontrato un poeta a Milano......

“Ho studiato al Conservatorio, ma non mi sono diplomato. Ho girato i 7 mari, ma non mi sono trovato. Mi sono iscritto all’università, ma non mi sono laureato. Sono entrato nella nazionale di canottaggio, ma alla fine non ho gareggiato. Ho fatto lo scaricatore di porto, ma mi sono slogato una caviglia. Volevo cambiare il mondo. Ma lui non ne voleva sapere. Ho fatto il rappresentante di commercio, ma non mi andava. Che fare? NON MI RESTA CHE LA PUBBLICITA’!”


Questo è il curriculum con cui Lorenzo Mullon si è presentato (ed è stato assunto) in un’importante agenzia di pubblicità qualche anno fa.
Le ultime due righe, che aggiornano il curriculum, le ha dette a voce, in un’intervista: “Ho fatto il pubblicitario, ma poi mi hanno dato un ufficio sopra il parco, e mi sono innamorato”.
Di una donna (forse), degli alberi (sicuramente).
Lorenzo, ex violinista, ex scaricatore di porto, ex rappresentante di commercio, ex pubblicitario, ex pittore, si autodefinisce un “trovatore”, come quei poeti vagabondi del XII secolo. E anche, più prosaicamente, “uno spacciatore di poesie”.
Gira per i parchi di Milano (ma a volte anche al Parco del Valentino di Torino) a leggere le sue poesie alla gente che incontra.
Chi le apprezza può comprare (offerta libera) una delle sue raccolte autoprodotte “La vita in piccolo” e “Anche i sassi fanno le fusa”, firmate, ovviamente, Edizioni del Parco.
“...Camminavo nei parchi,....guardavo i sassolini per terra, li raccoglievo e pensavo: ‘Toh, la vita in piccolo’. Ho iniziato a scrivere le mie poesie, che chiamo ‘poesie ingenue’, su cose piccole, un’ape, del muschio, una sensazione, un sassolino”.
La sua strana professione è una scelta e non un ripiego : e quella di oggi è la più felice delle molte vite che ha vissuto fino ad ora.

Un comico in erba....

Testuale dal quaderno di un alunno di terza elementare delle scuole elementari G.Pascoli di Ca' Tron di Roncade (TV)


.....mi piace pensare che questo bimbo del '54 oggi di professione faccia il comico.

Catron, 6 Marso 1954
Tema: Una gita.

Domenica siamo ndati a lamadona demonteberico a chiedere la grassia par miasorela che è maridata da cinque ani e no a gnanca tosatei.
Siamo ndati, poi siamo pregati, poi siamo mangiati, poi siamo vegnuti casa.
O che siamo pregati male o che no si siamo capiti co la Madona, fatostà che é rimasta insinta laltra sorela che no é gnanca maridata.

George e Sam di Charlotte Moore.

“Lunedì mattina. Siamo di corsa: ovvio che lo siamo.

Qualsiasi madre che lavora con tre bambini in età scolare va di fretta il lunedì mattina.”

Leggete le prime tre pagine del libro di Charlotte Moore e vi innamorerete di questa donna inglese che vive sola (il marito è scappato) con tre figli, due dei quali autistici.

Ha fatto sorridere i lettori del Guardian con la sua rubrica dedicata alla vita con i suoi figli, intitolata Mind the Gap.

E’ un libro divertente. Charlotte non propone cure per l’autismo, anzi dice che non ne esistono. Dice che i suoi figli sono autistici “fino in fondo”, e basta.

Semplicemente vive con loro, tutto il giorno, e ha la forza e il senso dell’umorismo per raccontare. Cosa? Tutto. I vestiti gettati nel water, gli escrementi spalmati sul muro, le colazioni a base di ketchup e cioccolatini, le case devastate degli amici che hanno il coraggio di invitarli, le patatine a cui devono tagliare le punte, la porta del figlio sano chiusa a chiave di notte perché non sia aggredito nel sonno.........

sabato 28 agosto 2010

MAN RAY: THE FIFTY FACES OF JULIET

"La testa di una donna è il suo completo ritratto fisico, ma, quale che sia il suo fascino, "il ritratto di un essere che si ama deve poter essere non solo un'immagine alla quale si sorride, ma un oracolo che si interroga", ha detto André Breton. Così in ogni caso, chiediamo anzitutto di una donna: ha la testa?" Man Ray
  
Questo é uno dei cinquanta ritratti che Man Ray scattò alla moglie, Juliet Browner, tra il 1941 e il 1955.
The Fifty Faces of Juliet fu pensato da Man Ray agli inizi degli anni '50 come libro in omaggio a sua moglie ma anche come un 'saggio di opere foto-grafiche iniziato a Los Angeles nel 1941.
Cinquanta fotografie, stampe originali in diverse tecniche e stili, alcune colorate a mano, di diverso formato che Man Ray dedicò a Juliet, la musa definitiva della sua vita.
The Fifty Faces of Juliet sono il racconto di un amore e di una vita. Cinquanta ritratti in cui l'immagine di Juliet viene di volta in volta inventata, riscritta, modificata, esaltata con il segno della matita, con un intervento grafico, con la sovrapposizione di una stoffa, di un velo trasparente, occultata dietro una maschera, il suo volto incorniciato con un grande cappello alato, svelata nella sua nudità, trasformata in un ricamo.

http://www.centromanray.it/

martedì 10 agosto 2010

ELISABETH BERRIEN: LA REGINA DEL FILO.

di Donatella Lavizzari
pubblicato su Est Area Magazine

Elisabeth Berrien è un’artista nata nel 1950 ad Oakland che vive sulla costa settentrionale della California.
Pionere nel campo della scultura contemporanea, Elisabeth da oltre 40 anni crea sorprendenti opere in filo metallico: una ricca collezione di figure umane, animali, oggetti inanimati, veicoli spaziali ed elementi architettonici dalla straordinaria bellezza.
La sua abilità tecnica è davvero sorprendente: usando solo le mani ed un paio di cesoie ha saputo inventare e sperimentare questa tecnica assai rara e molto complessa, un ibrido a metà tra l’arte di ricamare merletti e l’ingegneria strutturale.
Le sue sono sculture "formate a freddo", ovvero fabbricate a mano e non saldate.
Vi è la consapevolezza della tensione equilibrata tra positivo e negativo spaziale, tra fluidità e movimento, tra
la delicatezza delle linee e la forza della struttura, in un rigoroso, ordinato ed equilibrato insieme di movimento, vitalità ed energia.
“Tutte le mie opere hanno l’intento di portare armonia alle persone che entrano in contatto con loro.” ha affermato la Berrien in una recente intervista.
Le creature che emergono dalla sua nube di fili intrecciati hanno un non so che di magico: si riesce quasi a catturarne l’essenza spirituale interiore.
“Spesso, ho la sensazione che la mia scultura sia viva: il feeling è talmente forte che, mentre ne sto tessendo la trama, mi sembra di guardare il mondo esterno con i suoi occhi, riuscendo persino a percepirne il battito cardiaco.”
Nel 2004 Elisabeth ha fondato la Wire Sculpture International con lo scopo di ottenere un maggiore riconoscimento e rispetto per questa particolare espressione artistica.
Tra i suoi clienti compaiono la BBC, Motorola, Disney World, Saatchi & Saatchi, Los Angeles Zoo, Louisville International Airport, Parc des Topiares (Belgio), Usui Design (Tokyo), molti architetti e designer internazionali.
Attualmente Elizabeth sta lavorando ad un manoscritto autobiografico, un racconto che abbraccia diversi decenni della sua gratificante vita avventurosa.